L’umana fantascienza a Seravezza Fotografia
SERAVEZZA .Uno stile minimale, intimista e fantascientifico che ha come risultato finale delle “immagini dipinte” fuori dal tempo. Possono essere questi i caratteri della fotografia di Roger Ballen frutto di una elaborazione artistica lunga quasi trent’anni maturata in Sud Africa dove Ballen, nato a New York nel 1950, ha deciso di vivere dal 1981. E lì ha trovato l’ambiente ideale per creare uno stile unico e originale, una fotografia concettuale dove è difficile individuare nettamente i confini tra arte, disegno e reportage. L’ottava edizione di Seravezza Fotografia gli ha dedicato una straordinaria mostra antologica nelle sale del Palazzo Mediceo ( aperta dal 29 gennaio fino al 3 aprile 2011 ) dove sono raccolte oltre 100 fotografie tra le più significative realizzate negli ultimi 15 anni da questo vero e proprio maestro della fotografia contemporanea nei suoi cicli “Outland” “Shadow chamber”, “Boarding house” e “Asylum”. I suoi scatti infatti, sono vere e proprie composizioni dove trovano posto tutti gli elementi della sua immaginazione, cornici che cercano di “svelare un mondo profondo aperto a tutte le possibilità” Per questo non siamo davanti ad un fotografo che ferma la realtà ma l’aggira, la penetra e la ricompone scavando dentro quello che definisce “il paesaggio interiore dell’uomo”. Le persone ritratte nelle sue fotografie sono i frequentatori di palazzi occupati e vecchi magazzini abbondanati di Johannesburg, dove può scegliere tutta la varia e bizzarra umanità che offre una realtà complessa come quella Sud Africa, ricca di contraddizioni stridenti e assolute. Gli oggetti, la natura e gli animali, graffiti e i fili metallici che fotografa sembrano uscire invece dalle scene, inquietanti e senza speranza, del film di fantascienza “District 9”, ambientato proprio in questa grande città africana e che traccia bene il confine tra umano e disumano, diverso e uguale. “La mia fonte d’ ispirazione – spiega l’artista – è lo spazio come in “Shador chamber” dove ho scattato le fotografie in un vecchio edificio di tre piani usato dai miniatori d’oro. Ed è in quelle stanze piene di ombre che ho inserito tutti gli elementi che poi compongono i miei lavori”. Ballen ricorda anche che una delle foto più celebri di quel ciclo, “Twirling wires” del 2001, che rappresenta un volto di un uomo avvolto in una coperta con sopra un grande rotolo di fili di ferro, è stata realizzata in cinque minuti con un solo scatto. “Quando poi volevo farne un’altro – racconta – sono andato a ricercare quella persona ma non l’ho più trovata. Era deceduta. La conferma che ogni fotografia è un attimo irripetibile e casuale. Sono poi convinto che tutti gli elementi che compongono ogni mia immagine non è importante che siano già li, perché questa è solo la parte tecnica della fotografia. La sfida – continua Ballen – è come trasformare tutti questi componenti con la macchina fotografica trovando il giusto equilibrio dell’immagine”. Nel corso degli anni lo stile del fotografo si è evoluto, i ritratti e le facce sono piano piano scomparsi dal suo obiettivo e le sue foto sono diventate più vicine ai disegni e alla sculture. “Ogni volto – sottolinea Roger Ballen – focalizzava troppo l’immagine, in questo modo invece sto realizzando un percorso dove tutta l’inquadratura diventa protagonista. Per quanto riguarda poi l’uso esclusivo del bianco e nero è una scelta stilistica precisa e voluta come il formato quadrato per “tenere tutto dentro quei quattro lati, una dimensione frontale che fa sobbalzare gli occhi a ogni sguardo”, ha evidenziato Libero Musetti direttore artistico di Seravezza Fotografia. la mostra sarà aperta fino al 3 aprile 2011 dal martedì al sabato dalle 15 alle 19.30 e la domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30. Info:i www.terremedicee.it