Riapre a Prato il Museo Pecci, un’astronave per l’arte contemporanea
Prato 15 ottobre – Non sarà solo museo. La sfida del nuovo Pecci, il Centro per l’arte contemporanea che riapre domenica 16 ottobre nella sua veste architettonica rinnovata dopo tre anni d’inattività, è quella di andare oltre la sola funzione espositiva. Far vivere i 3mila metri quadrati di spazio oltre le mostre che saranno organizzate è la scommessa che i tre protagonisti della riapertura – il Comune di Prato, la Regione Toscana, il Consiglio della Fondazione Pecci – hanno piu’ volte palesato di voler vincere nei prossimi anni. Aperture serali, una sala cinema, un ristorante, collegamenti rafforzati tra Firenze e Prato ed un biglietto unico che permetta di visitare il Centro Pecci e Palazzo Strozzi sono il primo atto di una serie di azioni necessarie a vincere la sfida nel lungo termine. Fabio Cavallucci, il direttore del museo intitolato a Luigi Pecci, aperto nel 1988 e primo in Italia costruito per l’arte contemporanea, con la collaborazione di un nutrito gruppo di advisor internazionali ha curato l’evento inaugurale, la mostra ‘La fine del mondo’ che riunisce le opere di 50 artisti internazionali.
“Il titolo – spiega Cavallucci – nasce dalla considerazione che cio’ che abbiamo conosciuto finora e’ obsoleto. L’esposizione non vuol essere dunque la rappresentazione di un futuro catastrofico imminente, ma insieme presa di coscienza della condizione di incertezza in cui versa il nostro mondo e riflessione sugli scenari che ci circondano”. Il percorso prevede che il pubblico entri nella nuova avveniristica ala, ‘Sensing the waves’ realizzata dall’architetto olandese Maurice Nio, sorta di navicella spaziale dorata che ha raddoppiato gli spazi, e che si trovi di fronte a un’installazione dell’artista svizzero Thomas Hirschhorn: uno sfondamento da cui escono i resti di un’altra dimensione. I lavori presentati sono molto diversi tra loro, spesso si tratta di opere che si devono attraversare.
L’esposizione raccoglie interventi di artisti affermati come l’americano Jimmie Durham ed il cubano Carlos Garaicoa, oltre che dei cinesi Qiu Zhijie e Cai Guo-Qiang. Quest’ultimo ha messo in piedi un’istallazione lunga decine di metri, con un branco di lupi a dimensione naturale che si innalza in volo. Non mancano poi opere di nomi quali Marcel Duchamp, Pablo Picasso, Francis Bacon e Umberto Boccioni. Ma numerosissimi sono anche gli artisti giovani e ancora poco conosciuti, come il brasiliano Henrique Oliveira che ha realizzato un suggestivo percorso: si parte dalla stanza di un appartamento e dopo decine di curve si finisce per uscire da un albero. La fine del mondo e’ un ritorno alla natura, all’origine.