A Palermo una mostra dedicata a Topazia Alliata, la nobildonna amante dell’arte
Palermo 9 novembre – Eclettica, affascinante, anticonformista nobildonna palermitana, un passo avanti rispetto al suo tempo, Topazia Alliata di Salaparuta e’ sempre stata uno spirito libero. Pittrice, gallerista, curatrice, talent scout dal gusto deciso e sicuro, ma anche donna sportiva ed elegante, con due occhi straordinari, Topazia ha percorso un intero secolo, il Novecento, viaggiando parecchio, sola e con il marito Fosco Maraini, da cui ebbe tre figlie, Dacia, Yuki e Toni. Pur legata alla nobilta’ europea, curatrice di mostre internazionali, e’ sempre rimasta avvinta alla Sicilia, fino alla sua morte, avvenuta un anno fa, a 102 anni. Una mostra a Palermo – prima retrospettiva a lei dedicata, voluta dalle figlie Dacia e Toni Maraini e dalla nipote Gioia Manili – la racconta attraverso fotografie, disegni, lettere e alcune tra le sue tele piu’ interessanti, al fianco di opere di suoi amici e colleghi: da Guttuso a Pupino Samona’. “Topazia Alliata. Una vita per l’arte” (Palermo, Palazzo Sant’Elia, 11 novembre 2016 – 11 gennaio 2017) vede la curatela del critico d’arte Anna Maria Ruta, grande esperta del ‘900 e studiosa del Futurismo, che sei anni fa per l’editore Kalo’s ha pubblicato la prima biografia dell’artista e gallerista. Organizzata dalla Fondazione Sant’Elia (ente della neonata Citta’ metropolitana presieduta dal sindaco Leoluca Orlando) in collaborazione con l’associazione Lo Stato dell’arte, la mostra ha il patrocinio del Comune di Palermo.
Il percorso espositivo osserva in filigrana una nobildonna che rifiuto’ la tradizione e volle correre per il mondo, animata da uno spirito curioso e sicuro da elegante conoscitrice, amica di poeti, intellettuali, scrittori ed artisti come, oltre a gia’ ricordati Renato Guttuso e Pupino Samona’, Corrado Cagli o Carlo Levi, ma anche di intellettuali impegnati come Danilo Dolci. A Palazzo Sant’Elia, l’obiettivo della Ruta mette a fuoco la figura della nobile aristocratica anticonformista, cresciuta in una famiglia di artisti (le zie pittrici Felicita ed Amalia Alliata, ma anche Quintino di Napoli); ne ripercorre la vicenda umana, i rapporti, le amicizie, la capacita’ artistica.
Il racconto e’ scandito da otto sezioni tematiche che, partendo dalla storia della famiglia Alliata, toccano gli anni in cui frequento’ l’Accademia di Belle Arti, i maestri, i giovani colleghi; il rapporto e il matrimonio con l’etnologo e fotografo Fosco Maraini, il trasferimento in Giappone durante la seconda guerra mondiale e la sofferta parentesi vissuta da tutta la famiglia in un campo di concentramento nel paese del Sol Levante; il ritorno in Sicilia e l’avventura da imprenditrice alla guida della Vini Corvo; gli anni ’50, gli intellettuali e gli amici artisti; la nascita della Galleria d’arte a Trastevere e i rapporti con artisti e collezionisti internazionali. Ciascuna delle sezioni ospita opere appartenenti agli eredi di Topazia Alliata o in prestito da istituzioni e collezionisti privati. “Non so perche’ mia madre abbia smesso di dipingere – dice la scrittrice Dacia Maraini – Probabilmente non aveva abbastanza fiducia nel suo lavoro. Come tante donne, portava in se’ la memoria atavica della sfiducia istituzionale”. ( Ansa)