Goldschmied e Chiari, lavori “assoluti” da Renata Fabbri a Milano
Milano, 17 marzo 2017 – Una serie di lavori “assoluti”, che uniscono fumo, illusorietà, specchi ed emozione e che nascono da un mix di fotografia e tecniche industriali segrete, per dare una forma al tempo stesso antica e iper contemporanea al lavoro del duo di artiste Goldschmied e Chiari. A ospitarli è la galleria milanese Renata Fabbri, che presenta la mostra “Untitled views”, curata da Gaspare Luigi Marcone, che crea una sintassi espositiva in dialogo tanto con lo spazio architettonico quanto con quello metaforico e mitologico che le nuvole delle due artiste richiamano volutamente e consapevolmente. E la gallerista ha raccontato l’emozione estetica di dare vita a una mostra di questo tipo: “Credo che sia la mia prima mostra dove veramente si vive, si respira e si percepisce la bellezza. Senza perdere di contenuti o di qualità dell’opera d’arte, quindi per me è un grande piacere.
È bello entrare in galleria, e guardare e vivere e convivere con queste opere. Ogni giorno, a ogni ora del giorno raccontano qualcosa perché cambiano”. Per arrivare al risultato finale di queste opere, Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari hanno attraversato diverse pratiche artistiche, in particolare il momento performativo nel quale sono stati effettivamente utilizzati i fumogeni che hanno dato vita poi alla nebulosità avvolgente delle visoni specchianti in mostra a Milano.
Altro elemento chiave è il colore dei lavori, che, invertendo una sorta di canone, questa volta lascia i toni più freddi al piano principale della galleria e colloca invece i pezzi più “infuocati” nelle zone più profonde dello spazio espositivo, quasi fossero un magma incandescente intorno al quale poi ruota la mostra. “Quando ho aperto questa galleria – ha concluso Renata Fabbri – uno degli obiettivi era anche la ricerca della bellezza e devo dire che in anni di attività questa è veramente una mostra nella quale la bellezza c’è, e fa bene all’anima”. La sfida per il pubblico è quella di affrontare questa soglia, che riflette la nostra immagine e, contemporaneamente, spalanca lo spazio dell’immaginario delle due artiste.