Milano, Museo del Novecento e Fondazione Furla aprono alle performance
Milano 19 aprile 2017 – Museo del Novecento e Fondazione Furla annunciano Time after Time, Space after Space, un programma di appuntamenti dedicati alla performance, che tra settembre 2017 e maggio 2018 animerà la Sala Fontana del Museo del Novecento con interventi di Alexandra Bachzet-sis, Simone Forti, Adelita Husni-Bey, Christian Marclay e Paulina Olowska, chiamati a inter-pretare lo spazio del museo con nuove produzioni o reenactment di azioni performative che hanno segnato tappe fondamentali della loro carriera. Cinque focus monografici, presentati a cadenza bimestrale e dedicati ad altrettanti artisti di generazioni e provenienze differenti, rap-presenteranno una pluralità di approcci al linguaggio performativo, restituendo la complessa sperimentazione che da anni riguarda questa forma espressiva. Time after Time, Space after Space, realizzata in co-produzione con il Museo del Novecento di Milano, è la prima edizione di Furla Series, il progetto che a partire dal 2017 vede Fondazione Furla impegnata nella realizzazione di mostre ed eventi dedicati ad alcuni tra i più significa-tivi artisti nazionali e internazionali, in collaborazione con le più importanti istituzioni d’arte italiane.
La partnership con il Museo del Novecento si configura come un’occasione unica di incontro tra passato, presente e futuro attraverso l’attivazione di un dialogo tra i maestri del Novecento e i protagonisti della scena artistica contemporanea. Da questo presupposto nasce l’idea di riflettere sulla performatività a partire da una relazione con l’opera di Lucio Fontana, che ha segnato un punto fondamentale nel riconoscimento del valore artistico del gesto, aprendo la strada alle successive ricerche spaziali e performative. Nell’anno del cinquantesimo anniversario della morte di Fontana, e nei mesi che immediata-mente lo precedono, Time after Time, Space after Space celebra l’importanza e l’attualità della sua ricerca attraverso un ciclo di performance “illuminate” dalla sua nota Struttura al Neon per la IX Triennale di Milano (1951).
Il progetto costituirà una sorta di “mostra a puntate” e sarà accompagnato dalla pubblicazione di un catalogo bilingue e da un ricco public program, finalizzato alla creazione di un contatto più diretto tra i contenuti della mostra e un pubblico ampio e trasversale. Il programma, parte fondamentale del progetto e distribuito lungo tutta la durata dello stesso, sarà articolato in differenti formati – talk, conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari, concerti, visite guidate – in modo da offrire un ampio e approfondito palinsesto di attività collaterali. Lme