A Roma i capolavori “capostipiti” del Futurismo
La Galleria Russo di Roma presenta la mostra “La ricerca della modernità. Opere dal Divisionismo al Futurismo” fino al 15 marzo 2018. Un percorso autentico nella pittura italiana dei primi anni quaranta del ‘900 che ripercorre il panorama artistico dalle suggestioni crepuscolari alle avanguardie, per approdare nelle più mature derivazioni del Futurismo. La mostra muove da quattro capolavori che, realizzati sull’onda di suggestioni crepuscolari, preludono al Futurismo: il ritratto di Duilio Cambellotti eseguito da Giacomo Balla ed intitolato Il cesellatore (1905), l’Autoritratto con cappello realizzato nel 1904, La falsa civiltà da Duilio Cambellotti (1905-1907) emblema della forza della denuncia sociale.
Lo splendido Controluce di Umberto Boccioni, eseguito nel 1910, rappresentazione prototipica della poetica divisionista, proveniente dalla Collezione Guggenheim di Venezia e presente già nella collezione di Margherita Sarfatti. Il racconto espositivo, suddiviso per decadi, prosegue con la testimonianza dei maggiori esponenti del ‘900 italiano. Oltre a Balla, presente con un’affascinante Velocità su carta (1913) e con lo scenografico Canto patriottico in Piazza di Siena (1915), Boccioni, del quale sarà esposta una raccolta di rare tempere ed incisioni eseguite entro il 1907, Severini con la Natura morta davanti a una finestra del 1928 ed opere di Gerardo Dottori, Carlo Erba, Enrico Prampolini, Carlo Carrà, Antonio Marasco, Arnaldo Ginna, Thayaht.
Inoltre quali icone del successo delle avanguardie nei decenni successivi saranno in mostra: di Mino delle Site, Tato, Renato Di Bosso, Domenico Belli, Fortunato Depero, Julius Evola, Bruno Munari e Alfredo Ambrosi. Ad impreziosire l’esposizione, la presenza di artisti meno noti al grande pubblico, ma con un’importante risonanza nel panorama artistico di quegli anni: Alessandro Bruschetti, Osvaldo Peruzzie, Cesare Andreoni, Vladimiro Tulli e Leandra Angelucci Cominazzini.