Venezia. Fondazione Cini, omaggio ad Alberto Burri
L’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia presenta dal 10 maggio al 28 luglio 2019 ‘Burri la pittura, irriducibile presenza’, ampia e importante retrospettiva antologica dedicata ad Alberto Burri, curata da Bruno Corà, a coronamento di una stagione di grande celebrazione dell’artista umbro sia in Italia che all’estero. Dai rarissimi Catrami (1948) agli ultimi e monumentali Cellotex (1994), l’esposizione con circa 50 opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri, dalla Fondazione Burri e da prestigiose collezioni private, ricostruisce nella sua interezza la parabola storica di uno dei più grandi protagonisti dell’arte italiana ed europea del XX secolo. E soprattutto riporta Burri a Venezia dopo la memorabile personale che nel 1983 vide protagoniste 18 opere del ciclo Sestante nel suggestivo edificio degli ex Cantieri Navali alla Giudecca, segnando una tappa fondamentale nella carriera dell’artista.
Il percorso espositivo offre al visitatore l’opportunità unica di ammirare una selezione inedita di opere che rappresentano tutti i più famosi cicli realizzati da Burri. Dai primi e rari ‘Catrami’ (1948) e dalle ‘Muffe’ (1948), presentati in stretto confronto con gli iconici ‘Sacchi’ (1949-50), ai ‘Gobbi’ (1950), per arrivare alle affascinanti ‘Combustioni’ (1953), i ‘Legni’ (1955), i ‘Ferri’ (1958), le contorte ‘Plastiche’ (1960) e l’evoluzione straordinaria dei ‘Cretti’ (1970), divenuti uno dei temi di ricerca più iconici di Burri, fino ai grandi ‘Cellotex’, realizzati fino a metà degli anni ’90. La mostra veneziana, il cui titolo si rifà alla celebre definizione data dallo stesso artista alla sua opera, e alla difficoltà di tradurla in parole, offre così una lettura penetrante del modo in cui questo pioniere della nuova pittura del secondo ‘900 ha affrontato il tema centrale del suo tempo. Quello dell’utilizzo e della trasformazione della materia in opera d’arte.
“Dopo un quarto di secolo dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1995, la mostra pone in evidenza la trasformazione recata da Burri nell’arte del XX secolo – ha spiegato il curatore della mostra, Corà – Non è improprio paragonare l’innovazione linguistica introdotta da Burri con la ‘presentazione’ sistematica della materia reale al posto della mimesi rappresentativa, alla rivoluzione giottesca compiuta nel sostituire ai cieli d’oro della pittura medioevale il celeste che si poteva osservare in natura”. ”In entrambe le innovazioni – ha aggiunto -veniva introdotto il ‘vero’ nella pittura al posto della finzione imitativa di esso. Lo shock prodotto da Burri negli anni dell’immediato dopoguerra si può misurare solo con l’effetto ottenuto in tutto l’arco di esperienze artistiche da lui influenzate. Dal New Dada di Rauschenberg, Jonhs e Dine, al Nouveau Réalisme di Klein, César, Arman e Rotella, dall’Arte Povera di Pistoletto, Kounellis, Pascali e Calzolari all’arte processuale e fino al neominimalismo a base monocroma”.
Nella mostra alla Fondazione Cini vengono ricostruiti alcuni fondamentali passaggi della pittura di Burri quale caposcuola della pittura materica. Il catalogo bilingue (italiano-inglese), introdotto da un saggio critico del curatore Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, e di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, contiene il repertorio di tutte le immagini delle opere e offre così rinnovati strumenti di conoscenza del lavoro e del profilo dell’artista stesso, anche grazie a una sezione bibliografica interamente aggiornata. L’allestimento è realizzato dall’Architetto Tiziano Sarteanesi. Info: www.cini.it