A Pietrasanta “mirar OLTRE”, il progetto dell’artista peruviana Lucy Jochamowitz
“mirar OLTRE” è il titolo del progetto espositivo curato da Beatrice Audrito, dell’artista peruviana Lucy Jochamowitz, chiamata a confrontarsi con il nuovo spazio espositivo della Galleria Susanna Orlando, nella sede di Via Garibaldi n. 30 e visitabile fino al 20 luglio 2018. Un ambiente di piccole dimensioni, un luogo raccolto che l’artista ha trasformato in uno scrigno che custodisce trenta preziose opere su carta. Una sequenza di disegni legati da un sottile filo rosso come una collana d’occhi, di sguardi rivolti all’altrove, al fluire libero dell’immaginazione. “mirar OLTRE” è un invito a guardare oltre, oltre all’ordinaria realtà delle cose, oltre al mondo fenomenico che si esperisce attraverso i sensi. Un invito ad esercitare sul mondo una “doppia vista” che vede e, al tempo stesso, immagina. Uno sguardo nuovo capace di cogliere l’altrove.
Il tema della doppia vista quale confine tra realtà e immaginazione, è affrontato da Leopardi in un celebre passo dello Zibaldone dove il poeta, rivolgendosi «all’uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io son vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando», lo avverte che il mondo e gli oggetti gli appariranno in un certo modo doppi, rivelando che proprio nell’immaginazione, intesa come la capacità di andare oltre alla semplice ricezione dello stimolo sensoriale, risiede «tutto il bello e il piacevole delle cose». E’ proprio questa “seconda vista” a spingere Lucy Jochamowitz ad aprire una finestra sul suo mondo interiore per esercitare un delicatissimo sguardo introspettivo, portando in superficie il frutto più puro di quel vagare. Nei disegni in mostra, il mondo interiore dell’artista si mescola con l’universo simbolico della sua cultura d’origine, la cultura andina: un mondo di matrice primitiva, ancestrale, dove la mitologia convive con la ritualità della vita quotidiana, scandita dal ciclo vitale della natura e dal concetto di identità collettiva.
Sulla carta fluiscono sentieri che si intersecano come fili per poi prendere strade diverse, trame fitte di nodi e bruschi ritorni, configurazioni simili a costellazioni, vicine alla geometria sacra inventata dagli antichi popoli peruviani. Lo spazio espositivo diventa dunque lo spazio metafisico all’interno del quale confluiscono questi due mondi. Uno spazio intimo, quasi domestico, dove il fruitore è invitato a toccare le cose con gli occhi, ad esercitare una sorta di “voyeurismo tattile” indugiando sul particolare senza cogliere necessariamente l’insieme, a perdersi lasciando che i sensi proseguano a tentoni, senza meta, per poi ritrovarsi. Vedere con gli occhi è allora come toccare con la mano, una commistione di sensi suggerita anche da García Lorca nella poesia Río Azul, dove il poeta descrive la distesa d’acqua che si estende dinnanzi a lui con l’espressione sinestetica «un braccio di pupilla infinita». Come un prolungamento della vista, l’opera scultorea centrale di Lucy Jochamowitz, ponendosi in dialogo con i disegni che la circondano, suggerisce un movimento circolare che ricorda il divagare dell’immaginazione, un moto perpetuo senza capo né coda. Info: http://www.galleriasusannaorlando.it/